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….quella rara occasione che si è soliti chiamare felicità

“Se una persona non si ama, non è soddisfatta di se stessa, svolge un’attività che non le piace, la sua ragione è confusa e in discordia con l’anima, essa non può possedere una bellezza affascinante.Qualsivoglia conflitto dell’anima e della ragione si riflette sull’aspetto e sul carattere di una persona. Se invece una persona è soddisfatta di sé, si ama, si gode la vita, fa le cose che le piacciono irradia una luce interiore. Ciò significa che la ragione si è sintonizzata sulla “freile” dell’anima. L’unità di anima e ragione identifica l’energia mentale di una persona con la natura dell’intenzione esterna. Anche la contentezza di sé, ovvero l’armonia dei rapporti dell’anima e della ragione, genera qualcosa di simile. Il benessere dell’anima accende una luce interiore che fa ricordare all’anima la sua autentica natura e per questo motivo la bellezza dell’armonia  viene percepita dalle persone come fascino o bellezza dell’animo. Una siffatta bellezza suscita persino un’invidia nascosta” E com’è che sei così tutta luminosa?”. L’anima si sente a suo agio quando la ragione non la soffoca dentro il suo guscio ma al contrario la vezzeggia, come una rosa nella serra, l’ammira, la cura premurosamente e permette ad ogni suo petalo di aprirsi liberamente. E’ quella rara occasione che si è soliti chiamare felicità. La “freile” si manifesta in forma di hobby, di passione, di tutto quello che si fa volentieri e con amore. Spesso le corde della “freile” serbano per molto tempo il silenzio. A volte succede che qualche segno costringa la corda vibrare. Può trattarsi di una osservazione gettata lì per caso, che per qualche motivo colpisce nel profondo, o qualcosa di visto che attrae l’anima con un particolare magnetismo. quest’attrazione, vagamente percettibile, presto si ripresenta di nuovo. E’un lavoro dell’intenzione esterna dell’anima. Ma siccome si tratta di un’attrazione  dell’anima vaga, anche l’intenzione esterna funziona in modo non finalizzato. In questo caso bisogna prestare ascolto agli imperativi dell’anima per afferrarli con la ragione. Allora sì che si potrà cogliere l’intenzione esterna  e ottenere velocemente quello che si desidera. Ma cosa impedisce alla ragione di accordarsi con l’anima? Sempre le stesse cose: l’importanza e i nostri vecchi conoscenti , i pendoli. Essi impongono alle persone scopi e valori falsi. …sono i pendoli a fissare gli standard della bellezza, del successo e del benessere. L’importanza interna ed esterna costringe le persone a confrontarsi con questi standard e, naturalmente, la ragione trova un sacco di difetti e comincia ad odiare fortemente se stessa quindi anche la sua anima…..La ragione aspira a cercare tesori ovunque, tranne nello spazio della propria anima. I pendoli imboniscono con toni altisonanti e seducenti, mentre l’anima cerca in modo sommesso di comunicare le sue inclinazioni e le sue capacità. La ragione non ascolta l’anima e cerca di cambiare la “freile”. ….Come si fa a sintonizzare la  ragione  sulla “freile” dell’anima? L’unico modo per farlo è convincere la propria ragione del fatto che la sua anima è innanzi tutto degna di amore. Prima bisogna amare se stessi e solo dopo prestare attenzione alle doti degli altri. …Amare se stessi significa cogliere la propria unicità e accettarsi così come si è, con i difetti che si hanno…..Non serve cercare la coppa del Sacro Graal nella giungla. Il Sacro Graal si trova dentro di voi: è la “freile” della vostra anima.”

tratto da. “Il fruscio delle stelle del mattino”, Vadim Zeland, Macro edizioni, maggio 2010