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Baudelaire come Dante in viaggio nello spazio interiore dell’anima

immmagine:Portrait de Charles Baudelaire par Franz Kupka

immmagine:Portrait de Charles Baudelaire par Franz Kupka

“Baudelaire è il grande poeta della modernità, della città già metropoli: nell’Ottocento cammina instancabile nelle vie della capitale parigina, che come Roma e Londra, era già da tempo un mondo, dalla Parigi di Villon e poi di Dumas con i suoi moschettieri. Ma quel mondo, le notti parigine, le luci, le donne, la solitudine, l’ansia, il vino, l’assenzio, i gatti silenziosi e il cupo turbinio notturno, quel mondo in Baudelaire diviene universo moderno. Il poeta è incantato dal nuovo, ma aristocraticamente ostile alle sue manifestazioni volgari: comprende subito anzi profetizza, l’età della massa e della disumanizzazione, la vittoria della volgarità del mondo industriale sugli spiriti solitari e sensibili.  Tuttavia,  non rifiuta quel mondo in toto: la modernità e anche l’industria manifestano il travaglio dell’uomo. Non è il poeta elegiaco, che si ritira in campagna  e guarda da lontano la città moderna a cui è inadeguato. No, percorre la città giorno e notte, la scruta, ne coglie ogni manifestazione di vita, di putrescenza, di desiderio, ogni crepa e ogni speranza. Baudelaire sente che è messo in crisi lo spazio interiore, lo spirito. E’ il primo poeta che si sente in esilio pur essendo a casa sua, nella splendida, illuminata Parigi. Ma all’anima questi aggettivi non bastano. Baudelaire trasforma Parigi nel mondo intero, nel labirinto in cui l’uomo si avventura, come Dante all’inizio del suo viaggio, nella selva oscura. E come Dante cerca una luce, una risalita, uno splendore eterno e certo.  Baudelaire però è un poeta moderno, un uomo moderno. Non gli è data l’ascesa in Paradiso. eppure non gli è precluso il suo sogno. ”

tratto da: “Tu metteresti l’universo intero. Poesie per giovani innamorati”, a cura di Roberto Mussapi, Salani editore, 2012