Riflessioni

“Socialismo liberale” Carlo Rosselli

In questi giorni dove sembra che la speranza sia andata perduta, dove languono i grandi ideali, la politica si è ridotta a numeri, esasperazione degli animi. Chi ha desiderio di ultime notizie  digiti il nome Bruno Iksil, il banchiere protagonista del nuovo scandalo che tremare la finanza globale.  Tutto sembra ruotare attorno a questi temi che arrivano a condizionarci in qualche modo anche se non direttamente. La lotta sacrosanta per un posto di lavoro,  regole di mercato ormai insane, irrimediabilmente deviate vincolano e paralizzano. Sembra impossibile in questo vuoto di valori, ma  in passato ci sono stati grandi esempi,  teorie che hanno tentato di disegnare una mappa del mondo e delle sue regole. Mi ha colpito leggere questo brano tratto da: “Socialismo liberale” di Carlo Rosselli. Due parole associate che per la mia profonda, abissale ignoranza non pensavo potessero coesistere. 

“Nella sua più semplice espressione il liberalismo può definirsi come quella teoria politica che, partendo dal presupposto della libertà dello spirito umano, dichiara la libertà supremo fine, supremo mezzo, suprema regola dell’umana convivenza. Fine in quanto si propone di conseguire un regime di vita associata che assicuri  a tutti gli uomini la possibilità di un pieno svolgimento della loro personalità. Mezzo, in quanto reputa che questa libertà non possa essere elargita o imposta, ma debba conquistarsi con duro e personale travaglio  nel perpetuo fluire delle generazioni.  Esso concepisce la libertà non come un dato di natura, ma come divenire, sviluppo.  Non si nasce, ma si diventa liberi. E ci si conserva liberi  solo mantenendo attiva e vigilante la coscienza della propria autonomia e costantemente esercitando le proprie libertà. La fede nella libertà è al tempo stesso una dichiarazione di fede nell’uomo nella sua infinita perfettibilità, nella sua capacità di autodeterminazione, nel suo innato senso di giustizia. Il liberale veramente tale è tutt’altro che uno scettico. E’ un credente, anche se combatte ogni affermazione dogmatica; è un ottimista, anche se della vita ha una concezione virile e drammatica.  ….. La libertà non accompagnata e sorretta da un minimo di autonomia economica, dalla emancipazione dal morso dei bisogni essenziali, non esiste per l’individuo, è un mero fantasma.  L’individuo in tal caso è schiavo della sua miseria, umiliato dalla sua soggezione; e la vita non può avere per lui che un aspetto e una lusinga:  il materiale.  Libero di diritto è servo di fatto. E il senso di servitù aumenta in pena e ironia non appena il servo di fatto acquista coscienza della sua libertà di diritto  e degli ostacoli che la società gli oppone per conseguirla. Ora di questi individui, dice il socialista , era piena la società moderna allorquando il socialismo nasceva; di questi individui ancor oggi è composta in regime capitalistico buona parte della classe lavoratrice, priva di ogni diritto sugli strumenti di lavoro, d’ogni compartecipazione alla direzione della produzione, d’ogni senso di responsabilità sul lavoro -dignità e responsabilità, primi scalini della scala che conduce dalla schiavitù alla libertà. E’ in nome della libertà , è per assicurare una effettiva libertà a tutti gli uomini e non solo a una minoranza privilegiata, che i socialisti chiedono la fine dei privilegi borghesi e la effettiva estensione all’universale delle libertà borghesi.”

Tratto da: “Socialismo liberale”, Carlo Rosselli, Piccola Biblioteca Einaudi

Quanto queste teorie, se pur portatrici di valori fondamentali, di senso umanitario, sono arrivate al cuore dell’umanità? In qualche modo vicine ai temi del cristianesimo, per l’anelito di uguaglianza, di giustizia sociale, sono naufragate in questo ultimo decennio, per l’impossibilità di renderle fattive. L’uomo per sua natura non è riuscito a portare a compimento questa logica. Qualcosa di inattuabile dunque? Il ministro degli Esteri inglese William Hague propone in questi giorni un modo per uscire dalla crisi:”Basta lamentele, lavorate sodo, l’unica ricetta per la crescita è lavorare duro”, Basta io credo produrre sconsideratamente, ma rivolgere l’attenzione alla cura, alla conservazione, alla promozione della bellezza e della cultura. Un’etica del rispetto, della promozione umana si. Del cambiamento, della restituzione dei valori fondanti e fontamentali alla base della convivenza umana.