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Il maestro e lo scorpione

Credo che non mi fu dato miglior consiglio di quando mi venne suggerito, in un momento di grossa difficoltà, di rimanere fedele a me stessa. Qualsiasi cosa succeda, comunque vada, resta fedele a te stessa. Sì, ma cosa significa esattamente rimanere fedeli a se stessi? Come si può riuscire  nonostante i condizionamenti, le paure, l’opinione della gente e delle persone che amiamo; come si fa a capire cosa voglia dire in un determinato momento rimanere fedeli a se stessi, non tradire il proprio essere più profondo, non venir meno alla propria storia, al percorso raggiunto e percorso fino a quel momento? La nostra natura più intima è messa continuamente a repentaglio dal contesto esterno, dalle azioni degli altri nei nostri confronti, azioni che spesso generano un comportamento di autodifesa, di chiusura, di reazione al male che subiamo. Non sempre però quel male è volontario, molte volte non è altro che una conseguenza della natura dell’altro, del suo essere in relazione a noi, del suo individuarci come possibili”nemici” in un determinato contesto. Capire questo vuol dire essere riusciti a centrarsi su se stessi, e cosa più importante non significa assolutamente aver rinunciato a reagire o a combattere per i propri ideali, ma, al contrario, significa combattere nei propri ideali rispettando ancor di più noi stessi, e non subendo la violenza più grande, quella che ognuno di noi attua contro la sua natura e il suo modo di essere, quando per paura e insicurezza, la trasforma e condiziona, vincolandola ad una catena di azione e reazione. Questa storia zen è un piccolo e al tempo stesso, profondo insegnamento:

Il maestro e lo scorpione

Un maestro zen vide uno scorpione che stava annegando e decise di aiutarlo e sollevarlo dall’acqua. Ma, quando lo fece, lo scorpione sentendosi minacciato lo punse.
Sentendo il colpo secco della puntura, il maestro mollò la presa e lo scorpione cadde ancora in acqua. Ancora una volta il monaco lo sollevò ed ancora una volta lo scorpione lo punse.
Un discepolo dopo aver osservato la scena, interrogò il maestro sul perché della sua ostinazione. Il maestro rispose così: “la natura dello scorpione è di pungere, ma questo non modificherà la mia che è quella di prestargli soccorso e di aiutare.”

Detto questo, il maestro ragionò sul da farsi e con l’aiuto di una foglia riuscì a salvare lo scorpione senza essere nuovamente punto e continuò rivolto al suo discepolo: “non cambiare la tua natura in risposta al male che ti viene inferto, sii solo accorto. Spesso chi aiuti non ti sarà grato, ma non per questo devi rinunciare all’amore e alla compassione che sono in te. Alcuni inseguono la felicità, altri la raggiungono donandola. Occupati solo della tua coscienza e non di ciò che la gente dice di te, perché solo la tua coscienza è ciò che tu realmente sei, la reputazione è ciò che gli altri credono tu sia.”

tratto da: http://www.eticamente.net/45456/una-storia-zen-il-maestro-e-lo-scorpione.html, articolo di Giordana Pagliarani