Simboli

Il canto della Perla

la perlaL’Inno – o Canto – della Perla è una composizione gnostica compresa negli atti apocrifi dell’apostolo Giuda Tommaso
pervenutaci in una versione siriaca ed una greca, di cui la prima è verosimilmente l’originale.
La lettura e il commento di questo testo trae origine dal desiderio di conoscere il pensiero gnostico e
di poterlo rileggere in chiave psicologica. Difficile tracciare un breve riassunto senza togliere un po’
di incanto all’opera. Il testo, dietro cui si cela il dramma dell’intera esistenza umana, narra la storia
di un giovane principe che viene inviato dall’oriente, sua patria, in Egitto per recuperare l’unica perla
che giace negli inferi custodita da un serpente.
Nell’interpretazione gnostica
il giovane principe è lo spirito individuale che dalla sua patria celeste viene inviato sulla terra per recuperare una parte della sua anima che, corrotta dalla materia,
giace negli inferi. Qui, a fronte dei piaceri e delle seduzioni della vita che lo distolgono dal suo
compito, inducendolo in uno stato di torpore e oblio, vi è all’opposto l’intervento di figure dotate
di maggiore consapevolezza, i genitori, che per il tramite della lettera rievocano nel figlio antiche
conoscenze relative alla sua origine celeste. In questo passaggio sta il fulcro di tutta la gnosi: la
presa di coscienza, o meglio il riconoscimento, di chi si è e del proprio compito
Solo a partire da
tale consapevolezza il giovane può intraprendere la conquista della perla e quindi la riunificazione
della sua persona, che è preludio della salvezza celeste
.
Pur non essendosi occupato direttamente del Canto della Perla, Jung riservò un’attenzione particolare allo gnosticismo
e non mancò di trattare il simbolo della perla facendo convergere contributi. Ricollegandosi ad un motivo ricorrente dell’arte cinese classica, il drago con una perla dorata davanti a sé, Jung ritiene che quest’ultima simboleggi

«l’unicità dell’individuo imperituro che esiste sempre», «quella cosa minuscola, quell’individuo unico,
quel piccolo sé, che è piccolo come la punta di un ago eppure, proprio perché è così piccolo, è anche più
grande del grande»
. Applicando questa concezione al mito gnostico si ha che la riconquista della perla
corrisponde, in una prospettiva Junghiana, al processo di individuazione.

La condizione umana è spesso vissuta come una specie di torpore o sonno nel quale compiamo azioni
senza esserne realmente consapevoli, nel quale abbiamo la sensazione di esprimere un comportamento
non nostro ma conforme alle richieste sociali; persino i nostri pensieri e la nostra identità ci appaiono
come qualcosa di sovrapposto o di indotto dall’esterno. Eppure non sempre abbiamo gli strumenti per
uscire da questo stato di immobilità. Allora può accadere che un evento esterno apparentemente casuale,
o uno slancio interiore, o ancora una persona amata che vede la nostra difficoltà, intervengano in nostro
aiuto ricordandoci che abbiamo un compito: riscoprire quella parte della nostra anima andata perduta.
Questa ricomposizione delle parti di sé è il viaggio alla scoperta dell’inconscio. Non è un caso che la perla si trovi sul fondo degli abissi, in una sorta di regno infernale
, custodita da un serpente malvagio poiché
allude al lungo e faticoso passaggio che l’uomo compie attraverso i propri abissi e i propri inferi.
Nel testo le imprese per la conquista della perla sono solo accennate; questo aspetto apparentemente
singolare è spiegabile alla luce della concezione gnostica secondo cui l’apice dell’esperienza religiosa è
il momento della rivelazione (gnosi), che nel testo corrisponde al risveglio del giovane sollecitato dalla
lettera; tutte le azioni che seguono e che riguardano la conquista della perla, essendo considerate il frutto
di questa grazia, risultano naturali, e non richiedono di essere approfondite.
Tuttavia nella nostra esperienza, il primo riconoscimento di una parte di sé prima ignota, pur essendo
sorgente di elevate capacità trasformative, non è sufficiente in sé; è necessaria una pratica costante
e assidua di consapevolezza per contrastare le istanze regressive10 sempre presenti nell’inconscio. E’
proprio in questa fase del percorso allora che occorre aprire una porta, iniziare un nuovo capitolo, che
si soffermi sulle lunghe e faticose imprese dell’uomo alla riconquista di Sé e della sua ombra. E, in
assenza di altre guide, è in questo lungo e progressivo cammino che la psicanalisi può fornire un imprescindibile punto di riferimento.

tratto da:http://www.fondazionesperia.it/pdf/CANTOPERLA.pdf