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Il funzionalismo di Bronisław Malinowski

La crisi nella quale cadde l’antropologia inglese all’indomani del declinare del pensiero positivista terminò anche grazie alla nascita di un nuovo paradigma, in grado di teorizzare una nuova modalità conoscitiva nei riguardi delle società umane: il funzionalismo di Bronislaw Malinowski (1884-1942). L’anno della pubblicazione di Argonauts of western pacific (1922) rappresenta un punto di rottura rispetto al passato, e sancisce la nascita di un nuovo modo di concepire l’antropologia. L’importanza dell’opera di Malinowski sta nell’aver considerato la ricerca sul campo come un momento fondamentale per quanto riguarda la raccolta dei dati etnografici, e nell’aver creato un nuovo metodo di analisi per la lettura scientifica delle società esotiche. L’osservazione partecipante, ossia il rapporto di profonda partecipazione alla vita comunitaria della società che si aveva intenzione di studiare, diverrà untopos imprescindibile all’idea stessa di fare antropologia. Se fino ad allora gli studiosi che si erano occupati di popolazioni “primitive” lo avevano fatto basandosi esclusivamente su dati di seconda e terza mano, da Malinowski in poi la parte riguardante la ricerca sul campo verrà pensata come momento indispensabile ad una successiva analisi dei dati raccolti. Malinowski, in effetti, fu, prima che un grande teorico, un grandissimo etnografo; la sua capacità di entrare in simbiosi con la gente da lui visitata, attraverso la partecipazione diretta della cultura altrui, rappresenterà un definitivo passo in avanti delle scienze antropologiche.Argonauti del pacifico occidentale è il libro più importante di Malinowski, all’interno del quale vengono posti in essere tutti i principi teorici del suo funzionalismo. Il nocciolo centrale del libro è rappresentato da una specifica forma di scambio, chiamato Kula, che vige presso alcuni gruppi abitanti piccole isolette al largo del continente australiano, l’arcipelago delle Trobriand. All’interno di questo complesso sistema vengono scambiati due tipi di oggetti, che circolano in direzioni tra loro opposte; la prima serie di oggetti, ossia collane di conchiglie rosse (Soulava), circola sempre in senso orario, mentre la seconda serie, composta da braccialetti di conchiglie bianche (Mwali), circola solamente in senso anti-orario, cosicché lo scambio può avvenire solo tra oggetti diversi, braccialetti al posto di collane e viceversa. L’importanza che il Kula assumeva per le popolazioni coinvolte, tanto da essere definita da Malinowski come la pratica più importante nella vita dei tobriandesi, dipendeva, a livello sociologico, dal suo essere in grado di mantenere saldi i rapporti tra gruppi diversi e di crearne di nuovi, in una accezione aggregante e coesiva. Inoltre, ogni fase della preparazione del Kula, dalla costruzione delle imbarcazioni agli scambi veri e propri, sottintendeva lo svolgersi di una gran quantità di fenomeni sociali e di un altrettanto elevato numero di pratiche a sfondo magico. L’integrazione, cosi come l’interdipendenza delle varie pratiche sociali connesse al Kula, formeranno le basi concettuali per poter pensare alla società come un insieme di elementi interrelatifunzionalmente tra di loro, al fine di permettere il funzionamento stesso del sistema. Lo studio dei rapporti esistenti nello scambio del Kula, fece nascere l’ormai famosissimo concetto di reciprocità, secondo cui tutte le varie pratiche connesse al Kula erano regolate da un principio universale, finalizzato a garantire coesione tra i membri. La caratteristica costante della vita di un indigeno, diventava, alla luce di questo principio, regolata da una serie di norme e doveri, riguardanti comportamenti di mutua assistenza, di prestazioni e controprestazioni, dall’usanza di offrire doni e riceverne a propria volta, in un continuo flusso di rapporti interpersonali ed intertribali. L’agire sociale veniva a configurarsi, per Malinowski, come un insieme di comportamenti finalizzati a garantire ordine e coesione all’interno di un gruppo, oltrechè rappresentare la base del diritto vigente presso le società “primitive”. All’interno della società, vista da Malinowski come un sistema complesso di fenomeni tra loro correlati, la famiglia elementare, ossia il gruppo composto da madre, padre e figli, assumeva un ruolo decisivo per quanto riguardava il funzionamento stesso del gruppo. In essa, infatti, scrive Malinowski, avviene sia la riproduzione biologica che sociale, intesa come momento di trasmissione della cultura tra generazioni successive, finendo per rappresentare l’istituto culturale fondamentale alla continuazione della società. L’intero campo del sociale diventava una semplice estensione dei rapporti esistenti in famiglia, mentre l’esogamia quella della proibizione dell’incesto, la cui istituzionalizzazione avrebbe messo a repentaglio le fondamenta del gruppo. L’idea di società che Malinowski aveva teorizzato sin dalle sue prime ricerche presso i tobriandesi, tenderà a modificarsi negli ultimi anni della sua vita, quando subentrerà una teoria a sfondo biologista, all’interno della quale la società verrà pensata come un sistema funzionale ai bisogni fondamentali dell’uomo. La società, che Malinowski continuerà sempre a considerare come un insieme di fenomeni funzionali al mantenimento dell’equilibrio interno, e retta dal principio di reciprocità, tenderà a configurarsi, negli scritti apparsi postumi, come una semplice macchina in grado di creare risposte adeguate ai problemi legati all’esistenza stessa dell’uomo, come la riproduzione, il nutrimento, la socialità, il sesso. Tali risposte culturali, chiamate bisogni primari, erano suscettibili di creare, a loro volta, nuovi bisogni, in un’accezione deterministica e comportamentistica, basata su di un sistema meccanico di stimolo-risposta. La magia, ad esempio, era, per Malinowski, un sostegno emotivo nei riguardi di situazioni non controllabili tecnicamente. Cosi teorizzata, la magia finiva per l’assumere le caratteristiche di semplice strumento utilizzabile nei momenti in cui, pur con tutte le cautele conosciute, ci si trovava di fronte ad una situazione nei cui confronti si era inermi. Come scrisse lui stesso “La funzione della magia è quella di ritualizzare l’ottimismo“.

tratto da:http://digilander.libero.it/antropogica/funzionalismo.htm