Libri di Novarmonia

L’eterea materia del proprio sentire 

” Se occultare la Verità è come mentire, è chiaro che ci hanno spudoratamente mentito. Se ciò è stato fatto per proteggere la Verità, allora il risultato è talmente perfetto che nessuno sa più dove cercare, o forse non sa più nemmeno  che c’è qualcosa da cercare. Se dimenticare è grave, peggio è dimenticare di aver dimenticato. All’origine del sorgere dei sistemi dottrinali noti come religioni, metodi di strutturazione dell’inconoscibile, pulsa intatta nella sua radicale enigmaticità un’istanza mai del tutto taciuta all’interno della coscienza: l’idea di Assoluto o di Infinito, personificata in una coscienza superiore, Dio. Oltre due millenni di storia della filosofia non sono bastati a chiudere i conti definitivamente con i sistemi eretti sulla spinta di tale istanza. La scienza non ha ancora apportato sufficienti  conferme o smentite al regno dello spirito, né sappiamo se sarà mai in grado di farlo. Il presunto fallimento della metafisica (almeno nel porsi come forma valida di conoscenza del sovrasensibile) è prevalentemente di natura metodologica,  ma non intacca la necessità di stabilire un contatto con l’Assoluto. La metafisica ha preteso di applicare il metodo della scienza all’oggetto delle religioni, e nella sua proposta non è riuscita a liberarsi di un’ambiguità irrisolvibile: il pensiero irrazionale, la logica, l’intelletto e il metodo analitico non sono strumenti appropriati per indagare l’invisibile, l’Assoluto, Dio. Il rapporto con i concetti così straordinariamente elevati e profondi si presenta come sentimento , come amore. Il problema di saper rendere condivisibili le più intime sensazioni è innanzi tutto un problema di linguaggio. Il pensiero analogico è più immediato del pensiero analitico, il linguaggio simbolico è più adatto del linguaggio verbale, per trattare con l’eterea materia del proprio sentire, per tradurre ciò che nessuna parola saprebbe descrivere. L’aspirazione all’Assoluto non può essere soddisfatta o esaurita dal pensiero teorico o verbale, non trova pieno diritto di cittadinanza nell’intelletto, deve invece legare il cuore al cervello e ai genitali per sentirsi anche solo minimamente rappresentata. Dove è finito il dio percepito anticamente nell’intimo dei nostri cuori? Nel tentativo di trovarlo, di spiegarlo, di condividerlo, lo abbiamo costretto a un  esilio forzato, spingendolo sempre più in lato, distante, fuori dalla nostra portata, sulle vette di edifici costruiti di pure astrazioni. Il Dio che era in noi, che era noi,  è diventato così “altro” da farsi irraggiungibile. Il passaggio dall’immanenza alla trascendenza  e la divisione tra corpo e spirito hanno contribuito in maniera determinante a scavare l’incolmabile fossato che oggi separa Dio dall’Uomo.  Dio è divenuto l‘estraneo per eccellenza, ed è decaduta la fiducia nella possibilità di realizzarlo.”

tratto da: “Crux Christi Serpenti. Sulle tracce dei più intimi segreti delle sacre scritture”, di Claudio Marucchi, Atanor edizioni 2012, pg.7-8