Libri di Novarmonia

Cuore, cioè al centro stesso dell’essere

“Per far comprendere questo, ritorneremo al simbolismo che abbiamo già indicato[10], e secon­do il quale il cuore è assimilato al sole e il cervello alla luna. Ora il sole e la luna, o piuttosto i principi cosmici rappresentati da questi due astri, sono spesso raffigurati come complementari, ed essi lo sono infatti da un certo punto di vista; si stabilisce allora tra loro una sorta di paralle­lismo o di simmetria, di cui sarebbe facile trovare esempi in tutte le tradizioni. È così che l’er­metismo fa del sole e della luna (o dei loro equivalenti alchemici, l’oro e l’argento) l’immagine dei due principi, attivo e passivo, o maschile e femminile secondo un altro modo espressivo, che sono proprio i due termini di un vero complementarismo[11]. D’altronde, se si considerano le apparenze del nostro mondo, com’è legittimo fare, il sole e la luna hanno effettivamente ruoli paragonabili e simmetrici, essendo, secondo l’espressione biblica, “i due grandi astri uno dei quali presiede al giorno e l’altro alla notte” (Genesi, I, 16); e certe lingue estremo-orientali (cinese, annamita, malese) li designano con dei termini ugualmente simmetrici, significanti “occhio del giorno” e “occhio della notte”. Eppure, se si va oltre le apparenze, non è più possi­bile mantenere questa sorta d’equivalenza, poiché il sole è di per sé una sorgente di luce, mentre la luna non fa che riflettere la luce che riceve dal sole[12]. La luce lunare non è in realtà che un riflesso della luce solare; si potrebbe quindi dire che la luna, come “astro luminoso”, non esiste che per il sole.

Ciò che è vero per il sole e la luna lo è anche per il cuore e il cervello, o, per dir meglio, per le facoltà cui corrispondono questi due organi e che sono da essi simboleggiate, vale a dire l’in­telligenza intuitiva e l’intelligenza discorsiva o razionale. Il cervello, quale organo o strumento di quest’ultima, non svolge veramente che un ruolo di “trasmettitore” e, se si vuole, di “tra­sformatore”; e non è senza motivo che la parola “riflessione” è applicata al pensiero razionale, con il quale le cose non sono viste che come in uno specchio, quasi per speculum, come dice san Paolo. E non è neppure senza motivo che una stessa radice man o men è servita, in diverse lingue, a formare numerose parole che designano da una parte la luna (greco mênê, inglese moon, tedesco mond)[13], e dall’altra la facoltà razionale o il “mentale” (sanscrito manas, latino mens, inglese mind)[14], e così, di conseguenza, l’uomo considerato più specialmente nella natura razionale dalla quale è definito specificamente (sanscrito mânava, inglese man, tedesco mann e mensch)[15]. La ragione, infatti, che è solo una facoltà di conoscenza mediata, è il modo propria­mente umano dell’intelligenza; l’intuizione intellettuale può essere detta sopra-umana, poiché è una partecipazione diretta all’Intelligenza universale, che, risiedendo nel cuore, cioè al centro stesso dell’essere, là dov’è il suo punto di contatto con il Divino, penetra quest’essere dal­l’interno e lo illumina con il suo irradiamento[16].”

tratto da: “Cuore e cervello” di René Guénon, tradotto in http://acpardes.com/letteraespirito/16-2/