Arte

La Tempesta di Giorgione

La Tempesta è un dipinto a olio su tela  (82×73 cm) di Giorgione, databile al 1505-1508 circa e conservato nelle Gallerie dell’Accademia a Venezia.
Questo piccolo quadro si può considerare metafora della Grande Opera alchemica, rappresentazione che dipana i propri significati mostrando, senza dire esplicitamente. Ambientato nella Padova dei Carraresi, ritrae al centro della scena il fiume padovano Medoacus che scorre dal castello di Ezzelino all’estrema destra. Sullo sfondo la cupola di Santa Maria del Carmine e accanto la Scoletta. In lontananza la Torre degli Ezzelino che domina l’area di Ponte Molino. Il ponte si può considerare come la rappresentazione del  passaggio da uno stato di consapevolezza ad uno più evoluto. Il momento fissato sulla tela è quello del solstizio d’inverno.  Il  sole velato di dicembre, rappresenta Saturno, astro morente che libera le acque bloccate dal gelo.  Gli alberi sono scossi dal vento e una saetta lampeggia tra le nuvole, quasi a scatenare una reazione chimico alchemica, geroglifico rappresentante in quegli anni, la voce divina. A sinistra due colonne spezzate  sono il monito che ricorda le tombe dei morti per amore, delle  vite spezzate. Sul tetto di una casa, una cicogna ricorda l’albedo prossima, condizione di luce ritrovata.  In primo piano  un uomo in piedi sul lato sinistro impugna un lungo bastone di legno e volge lo sguardo verso una donna seminuda che allatta un bambino ai margini di un boschetto.  Il bambino nato nel cuore dell’inverno, è un piccolo re allattato dalla Dea Madre. In qualche modo la rappresentazione del conseguimento della pietra filosofale?