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Infiniti mondi

“Il progresso conoscitivo della scienza è sotto gli occhi di tutti.  Oggi si sa che aveva ragione Giordano Bruno a parlare di infiniti mondi e non il suo inquisitore cardinale Bellarmino, oggi si sa che avevano ragione i sostenitori dell’universo in espansione e non  quelli dell’universo stazionario.  Quando però si tratta di dare un significato umano ai dati sperimentali, nascono teorie contrastanti: i medesimi dati mutano di significato nella mente di uno o dell’altro scienziato.  Prendimo la cosmologia.  L’astrofisico americano Steven Weinberg (nobel per la Fisica nel 1979) ha scritto che “quanto più l’universo ci appare comprensibile, tanto più ci appare senza scopo” . Proprio in diretta polemica con lui, l’astrofisico canadese Hubert Reeves ha scritto: ” Più si comprende l’universo, più ci appare vuoto di senso, scrive Steven Weinberg ne I primi tre minuti.  Lo sfido a ripetere queste parole ascoltando, come sto facendo in questo momento, Le Nozze di Figaro di Mozart . … Grazie al lavoro degli artisti, la realtà acquisisce nuove dimensioni, l’universo guadagna splendore e ricchezza.”  Forse a qualcuno queste parole risultano troppo emotive.  Freeman Dyson, a lungo docente presso l’Institute for Advanced Study di Princenton, esprime il medesimo concetto  con tono più distaccato: ” Quanto più lo esamino e studio i particolari della sua architettura, tanto più numerose sono le prove che l’universo, in un certo senso, doveva già sapere che saremmo arrivati.  Nelle leggi della fisica nucleare vi sono alcuni esempi molto singolari di coincidenze numeriche che paiono essere accordate tra loro per rendere l’universo abitabile”

tratto da “Io e Dio” , Vito Mancuso, Garzanti editore, settembre 2011